- Il formato del foglio poteva variare a seconda della zona di produzione.
- Con il tempo certi formati divennero più popolari di altri e alcuni editori favorirono una specifica misura perché più facilmente vendibile.
- Le stampe venivano tagliate in diverse grandezze dopo essere state stampate.
All’inizio del XVIII secolo i formati più grandi persero rilievo mentre quelli hosoban e chūban divennero i più popolari, poiché si vendevano più velocemente e facilmente.
I formati derivanti dal formato standard shōhōshō sono i seguenti:
- daiaiban (formato grande) 47x33 cm
- chūban (formato medio) 16 x 23 cm
- hosoban (formato piccolo verticale): 33 x 15 cm, spesso usato per ritratti singoli di attori della Scuola di Katsukawa. Originariamente tre soggetti erano incisi su una matrice e separati dopo la stampa. È molto raro trovare tre hosoban non separati.
A partire dal 1780 il formato ōban divenne quello più comune. La sua origine è da trovarsi nella carta daihōsho nella misura grande daiōban (v. immagine). Alcuni formati, come l’ōban, sono stati usati verticalmente (yoko-e) e orizzontalmente (tata-e).
L’immagine qui ci mostra partendo dal formato grande standard della carta daihōsho i diversi formati ōban, chūban e koban. Però non bisogna dimenticare che le xilografie giapponesi erano fatte a mano e che queste misure sono indicative.
Diverse stampe formato ōban potevano essere messe insieme componendo dittici (formati da due stampe), trittici (formati da tre stampe) e pentittici (formati da cinque stampe).
Stampe verticali
Hashira-e o Kakemono-e
Non è facile fare una distinzione tra hashira-e e kakemono-e. Entrambi erano formati lunghi e stretti, che nelle case tradizionali giapponesi venivano appesi sugli hashira, cioè i pilastri di legno, per decorare le stanze. Le misure dei fogli usati per questi rotoli potevano variare notevolmente: in altezza tra i 68 e i 73 cm e in larghezza tra i 12 e i 16 cm. Queste variazioni erano le più comuni a partire dal 1670.
Non molti di questi rotoli sono sopravvissuti ai nostri giorni e spesso sono quasi scoloriti dal fumo. Alcuni rotoli erano stampati su un solo foglio, mentre altri, come quelli dell’inizio del XIX secolo eseguiti da Shunsen, Eizan e Eisen, erano costituiti da due fogli uniti insieme. Il kakemono è generalmente considerato più largo dell’hashira-e ed è composto da due fogli di formato ōban con una larghezza quindi tra i 25 e i 30 cm.
Tanzaku
(da tan piccolo, saku oggetto su cui scrivere): strisce di carta lunghe e strette, come piccoli kakemono, su cui venivano scritte delle poesie. Usati da Hiroshige per fare degli schizzi in miniatura di uccelli, fiori o figure, potevano variare il loro formato:
- ōtanzaku: 39 x 18 cm
- chūtanzaku: 39 x 13 cm, 36 x 16 cm
- shōtanzaku: 39 x 8 cm, 33 x 11 cm, 24 x 12 cm
Surimono
I formati dei surimono potevano variare a seconda della richiesta, poiché questi venivano commissionati per occasioni speciali.